Abbiamo tratto questo interessante approfondimento da un articolo apparso sul sito del CTA (=Collegio dei Tecnici dell’Acciaio), che, come al solito, fornisce un valido aiuto ai professionisti che devono approfondire la materia). L’articolo è a firma dell’ing. Benedetto Cordova e dell’ Ing. Franco De Pizzol, esperti della materia.
E’ stata pubblicata l’edizione 2018 della norma UNI EN 1090-2 (UNI EN 1090-2:2018).
Le principali differenze rispetto alla edizione precedente (UNI EN 1090-2:2011) di interesse per i progettisti ed i direttori dei lavori.
La EN 1090-2 è adesso citata dalle NTC 2018. Infatti al §4.2 COSTRUZIONI IN ACCIAIO è detto: “I requisiti per l’esecuzione di strutture di acciaio, al fine di assicurare un adeguato livello di resistenza meccanica e stabilità, di efficienza e di durata, devono essere conformi alle UNI EN 1090-2:2011″; “Esecuzione di strutture di acciaio e di alluminio – Parte 2: Requisiti tecnici per strutture di acciaio”, per quanto non in contrasto con le presenti norme”.
Il concetto viene ribadito anche al § 4.2.9. REQUISITI PER LA PROGETTAZIONE E L’ESECUZIONE: “L’esecuzione delle strutture in acciaio deve essere conforme alla UNI EN 1090-2:2011, per quanto non in contrasto con le presenti norme.”
Quindi, la UNI EN 1090-2 deve essere applicata completamente, anche per gli aspetti non legati alla marcatura CE, ovvero per le fasi condotte in cantiere, riguardo soprattutto a tolleranze di montaggio, trattamenti protettivi, controlli su bullonature, etc.
Purtroppo il D.M. richiama ancora l’edizione 2011 della UNI EN 1090-2, il che pone dubbi sulla liceità o meno dell’applicazione nel nostro Paese delle novità dell’edizione 2018 della norma.
1) Eliminazione dell’Annex B “Guida per la determinazione delle classi di esecuzione”, ed il suo contenuto è stato spostato nell’Eurocodice 3 (UNI EN 1993-1-1:2005 / A1:2014, Annex C). La determinazione delle classi di esecuzione (EXC), è un compito del progettista, e trova quindi più logico posizionamento nella norma che parla di progettazione piuttosto che in un quella relativa alla realizzazione. La determinazione della classe EXC è stata semplificata, essendo state eliminate le categorie di produzione PC1 e PC2 (le strutture bullonate e saldate sono considerate della medesima affidabilità), mentre le categorie di servizio SC1 e SC2 sono state esplicitate come:
SC1: Carichi statici o quasi statici o struttura sismica DCL (bassa duttilità);
SC2: Struttura soggetta a fatica, o sismica classificata DCM o DCH (duttilità media o alta).
2) È stato introdotto un nuovo criterio per determinare i controlli non distruttivi (CND) da effettuare sulle saldature, tramite il nuovo Annex L (informative) “Guidance on the selection of weld inspection classes”. Vedi la riproduzione di Table L.1.
Alle saldature va associata un valore di Inspection Class (Welding Inspection Class) che va dalla WIC1 (controlli minori) alla WIC5 (controlli maggiori).
Per assegnare la WIC si deve tener conto di 3 fattori: a) il livello di fatica (alta o bassa) al quale è assoggettata la saldatura; b) il livello delle conseguenze (sostanziali o non sostanziali) in seguito all’eventuale rottura della saldatura in oggetto; c) l’intensità e la direzione degli sforzi ai quali è assoggettata la saldatura.
Il criterio già presente in passato per determinare l’entità dei CND legato alla classe di esecuzione (EXC) della parte di struttura interessata, non è stato abbandonato ma è usabile in alternativa (o insieme) al nuovo (Table 24 della UNI EN 1090-2).
Se le conseguenze di un cedimento della saldatura sono giudicate “not substantial” (siamo quindi in presenza di una saldatura di elemento secondario), la saldatura è classificata WIC3 e le percentuali di controlli scendono: 0% RT, 20% UT, 20% MT/PT, praticamente in linea con le prescrizioni di Table 24.
3) Circa i coefficienti di attrito da adottare nel calcolo delle connessioni ad attrito con bulloni pretesi, è stata aggiunta una nuova categoria: “Surfaces hot dip galvanized to EN ISO 1461 and flash (sweep) blasted (or equivalent abrasion method)”, per la quale si prescrive un coefficiente di attrito pari a 0,35. Le norme europee accettano dunque adesso le connessioni ad attrito con strutture zincate, purchè le superfici siano rese opportunamente ruvide, e si allineano alle norme americane AISC 360 che già lo consentivano (con lo stesso coefficiente di attrito). Ciò contraddice quanto prescritto dalle NTC2018 che riportano esattamente i coefficienti d’attrito della vecchia UNI EN 1090-2:2011, e quindi implicitamente non contemplano unioni ad attrito con strutture zincate a caldo.
4) Con un certo riferimento al discorso delle connessioni ad attrito, va notata l’aggiunta di un nuovo Annex I (informative), intitolato: “Determination of loss of preload for thick surface coatings”. L’Annex sottolinea come, con spessori di verniciatura superiori ai 100 micron si ha un rilassamento del 30% circa della forza di pretrazione dei bulloni (e quindi della portata delle unioni ad attrito) e fornisce le regole per la verifica sperimentale di ciò. Le unioni ad attrito con tali valori di spessore dello strato di vernice non sono consentite nè dalle NTC2018 nè dalla stessa UNI EN 1090-2. Però, osservando la Table I.1 si vede come, sia per superfici zincate a caldo che per superfici con una mano di primer di spessore 60 micron, sia da ipotizzare una riduzione del 10% della pretrazione dei bulloni, e nella nota si suggerisce di tenerne conto per le unioni ad attrito (categorie B, C ed E secondo UNI EN 1993-1-8), sostanzialmente riducendo del 10% la pretrazione di progetto e quindi la portata dell’unione stessa.
5) Dalla UNI EN 1090-2 sono stati tolti tutti riferimenti agli elementi in acciaio piegato a freddo, per i quali si rimanda alla norma UNI EN 1090-4:2018.
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